La Cattedrale sorge La Cattedrale sorge nel cuore dell’antica città, sui resti di un importante edificio termale del II sec. d. C., accessibile dal sagrato, e del quale oggi rimane solamente un ambiente di forma quadrangolare al centro del quale, ricavata nel pavimento, c’è una piccola vasca circondata da quattro possenti pilastri che sorreggono una volta a crociera decorata da stucchi a motivi floreali.
L’ edificio attuale è il risultato di numerose trasformazioni subite nell’arco dei secoli in seguito alle disastrose calamità naturali che si sono abbattute sul capoluogo etneo.
PERIODO NORMANNO
L’impianto originario della basilica, edificata da Ruggero I d’Altavilla, risale al 1094, quando i normanni, strappata la Sicilia al dominio arabo, si impiantarono in città dando nuovo vigore al cristianesimo. Nel 1092, Papa Urbano II concesse al normanno Ruggero di ricostituire la diocesi di Catania affidando il potere episcopale all’Abate benedettino Ansgerio il quale sarà anche nominato signore feudale del vastissimo territorio della diocesi attribuendogli piena giurisdizione con il potere di amministrare la giustizia.
Ruggero per l’edificazione della Cattedrale scelse, in un primo tempo, il sito dell’odierna chiesa di Sant’Agata la Vetere dove nel 1091 aveva fondato il monastero Sant’Agata con l’annessa chiesa abbaziale. Nel 1094 preferì trasferire la sede vescovile nel cuore della città e l’antica Cattedrale venne denominata Sant’Agata la Vetere (ossia la Vecchia) per distinguerla dalla nuova che stava sorgendo.
Secondo Ruggero era necessario edificare la nuova chiesa sul mare, con muri spessi e nelle forme di una “Ecclesia munita” (chiesa – fortezza) non solo per difendere la città e il litorale dagli attacchi esterni, provenienti dal mare, ma soprattutto perché, con le sue forme, era chiara espressione dell’accentramento dei poteri politici e religiosi nelle mani del vescovo.
A questo periodo risale il Capitolo della Cattedrale, un’importante istituzione ecclesiastica che per diversi secoli segnò la vita della diocesi, composto sin dalla sua nascita dai monaci benedettini dell’abazia di Sant’Agata (è importante sottolineare che per molto tempo il vescovo si identificò con l’abate e venne nominato dai monaci benedettini costituenti il Capitolo della Cattedrale). Altra istituzione che risale al periodo normanno è la così detta “parrocchialità universa” che individua nel vescovo l’unico parroco della Diocesi e nella Cattedrale l’unica parrocchia (tale istituzione permarrà fino al XX sec).
Dell’antico impianto normanno rimangono solo i muri perimetrali del transetto e delle absidi (visibili dal cortile del Palazzo Arcivescovile) caratterizzati dalle feritoie e dai camminamenti di ronda, delimitati dai merli.
All’interno invece nella parte superstite romanica la presenza di colonne provenienti dagli edifici greco – romani della città testimonia, anche a Catania, la consuetudine, diffusa in epoca medievale, di spogliare gli edifici pagani e riutilizzare le decorazioni nella costruzione degli edifici sacri trasformando ciò che era pagano in cristiano.
Alla luce di ciò si comprende anche il motivo per cui i normanni costruirono la cattedrale sopra le terme pagane cercando così di cancellarne ogni traccia.
PERIODO SVEVO
A partire dalla seconda metà del XII secolo, considerati gli alti privilegi di cui godeva l’abate-vescovo viene messo in discussione il potere episcopale e si giunge alla separazione della carica di abate da quella di vescovo con conseguenti contrasti tra questo e i monaci del Capitolo. A ciò si aggiunge un mutamento politico causato dal passaggio dell’ isola alla casata sveva: Federico II, intervenendo negli affari della Chiesa, priva il vescovo dei diritti feudali sulla città e Catania viene elevata al rango di città demaniale.
Nel 1169 si abbattè sulla città un terribile terremoto che causò il crollo delle volte della chiesa. Nella fase di ricostruzione si preferì lasciare in loco le macerie provocando, in questo modo, un innalzamento del piano di calpestio dell’ edificio e le colonne di sostegno della nuova copertura, che delimitavano le navate, furono rinforzate con pilastri in modo da garantire alla fabbrica maggiore stabilità.
DDurante i lavori di ricostruzione, l’ingresso della basilica fu inoltre impreziosito da un portale in stile romanico oggi visibile nel prospetto della Chiesa del Santo Carcere.
PERIODO TARDO RINASCIMENTALE
Il 1568 fu un anno che introdusse importanti cambiamenti: il Capitolo della Cattedrale, fino a questo momento gestito dai monaci benedettini, venne affidato al clero secolare.
Proprio in questo periodo, in ossequio ai dettami seguiti al Concilio di Trento, l’ edificio romanico subì importanti trasformazioni che causarono il trasferimento, dalla crociera del transetto all’abside maggiore, del presbiterio il cui pavimento fu sollevato notevolmente di quota per distinguere la zona della celebrazione, destinata al vescovo, dalla zona delle navate, destinata ai fedeli.
PERIODO TARDO BAROCCO SETTECENTESCO
Il 1693 segna una svolta decisiva nell’architettura dell’edificio in seguito al terribile terremoto che si abbattè sulla Sicilia orientale e che provocò la quasi totale distruzione della città.
In questa occasione, la Cattedrale fu investita dal crollo dell’antico campanile, precedentemente costruito a fianco della chiesa, che determinò l’abbattimento delle navate lasciando intatte solo le absidi e il transetto. Nella ricostruzione, voluta dal vescovo Pietro Galletti, al quale si deve riconoscere un contributo fondamentale anche nella realizzazione degli arredi interni della Basilica, si ritenne opportuno ricorrere a possenti pilastri che sostituissero le precedenti colonne a sostegno della copertura e anche in quest’occasione si preferì ricostruire sopra le macerie sollevando il pavimento di ulteriori 40 cm.
Nella seconda metà del ‘700 si pensò di dotare l’edificio di una cupola che emergesse maestosa dal transetto normanno e primeggiasse fra le altre della città; il vescovo Corrado Maria Deodato de Moncada affidò questo incarico all’architetto Carmelo Battaglia il quale la impostò su un alto tamburo illuminato da otto ampie finestre.
PERIODO OTTOCENTESCO
Il Duomo, ormai riedificato e completato, venne riaperto al culto nel 1804; tuttavia il profilo esterno necessitava ancora di qualche sistemazione: prima di tutto ci si occupò della costruzione della torre campanaria che, progettata dall’architetto Carmelo Sciuto Patti ed edificata sopra la Cappella del Crocifisso, venne completata nel 1857. Nello stesso tempo si provvide alla sistemazione del Sagrato (spazio esterno antistante l’edificio, anch’esso consacrato, elemento di transizione tra lo spazio pubblico e il luogo di culto) realizzando la balaustrata, in pietra di Taormina, decorata da statue e cancelli in ferro battuto, anch’essa eseguita su progetto di Carmelo Battaglia. Tra la balaustrata e la chiesa una villetta al centro della quale la statua della fede.